Terapia psicologica breve di riabilitazione del
disturbo borderline
In questa sede vengono riportate le
linee guida proposte dalla
psicologia emotocognitiva al
trattamento psicologico
riabilitativo per pazienti con
disturbo borderline di personalità
senza uso di psicofarmaci e senza
psicoterapia ma con approcci di tipo
psicoeducativo e funzionali.
Il trattamento psicologico in
psicologia emotocognitiva dei
disturbi prevalentemente
egosintonici come il disturbo
borderline prevede due possibilità
d'intervento:
-
gli interventi psicologici
diretti sul paziente (quanto il
paziente riconosce del tutto o
in parte il problema)
-
gli interventi indiretti
rispetto al paziente ma diretti
a un familiare significativo
(partner o genitore)
Trattamento psicologico diretto
sul paziente
Nel trattamento psicologico sul
paziente con diagnosi di disturbo
borderline di personalità, lo
psicologo stabilisce un chiaro
contratto di cura:
-
lo psicologo non interverrà su
ciò che il paziente ritiene
utile per se stesso; l'ipotesi
emotocognitiva che l'organismo
tende al proprio sviluppo
prevede che sia il paziente a
decidere cosa è necessario
risolvere
-
lo psicologo aiuterà il
paziente, con gli strumenti a
propria disposizione (colloquio
psicologico), a recuperare
abilità e funzioni che il
paziente ritiene concretamente
di impedimento per lo
svolgimento sano della propria
vita
L'obiettivo è rendere libero il
paziente di agire come reputa giusto
per se stesso e non costretto come
risposta a specifiche sensazioni o
situazioni. C'è un importante
viraggio in questo intervento
psicologico che rende finalmente
l'approccio clinico più breve
rispetto al passato e più efficace.
Si è passati da un atteggiamento "indagatorio
rivolto al passato" a un
atteggiamento teso alla comprensione
dei processi psicofisiologici e
psico-sociali che mantengono il
problema in questo momento, quello
cioè che la teoria emotocognitiva
ritiene la vera causa del disturbo.
Non si focalizza quindi l'attenzione
su remote quanto arbitrarie cause
simboliche ma si orienta il
trattamento a risolvere il processo
psicofisiologico ridondante,
tecnicamente loop disfunzionale
(Baranello, 2006), che mantiene il
problema e che, se perpetuato,
potrebbe aggravarlo nel futuro. Il
problema non è quindi ciò che
abbiamo fatto ieri (elementi
scatenanti) ma cosa possiamo fare
oggi per risolvere un disturbo
agendo sulle cause che nel qui-e-ora
stanno agendo.
Il trattamento psicologico del
disturbo borderline di personalità
non prevede inoltre l'uso di
psicofarmaci né i trattamenti
combinati e, ovviamente, non
utilizza alcuna forma di
psicoterapia. Il trattamento è
sempre orientato alla remissione del
problema che causa disagio nel
soggetto quindi al recupero delle
funzioni e abilità compromesse. Una
remissione che dovrà essere
spontanea e che dovrebbe
manifestarsi direttamente
nell'ambiente di vita quotidiana del
soggetto.
Trattamento psicologico indiretto
E' molto difficile che una persona
affetta da BPD si rivolga a uno
psicologo in modo diretto. Quando il
paziente con diagnosi di disturbo
borderline si rivolge ad un centro
di trattamento psicologico lo fa per
questioni in genere affettive e
relazionali e per altri disturbi
(umore, ansia, disfunzioni sessuali,
ecc.).
E' quindi più probabile che siano le
famiglie o il partner del paziente a
rivolgersi a un nostro psicologo
esperto in psicologia
emotocognitiva, chiedendo, cosa fare
e come fare. Cercando quindi una
modalità di gestione della persona
con i sintomi del disturbo
borderline.
E' per rispondere a queste esigenze
pratiche e dirette sul cosa fare e
sul come fare che oggi siamo
riusciti a proporre interventi
indiretti anche in caso di disturbi
di personalità con manifestazioni
così importanti dal punto di vista
fenomenologico. Nell'intervento
indiretto lo psicologo, dopo
un'attenta valutazione del sistema e
dei suoi processi di funzionamento,
grazie all'interlocutore diretto (un
familiare significativo) potrà
indicare specifiche strategie di
comportamento e comunicazione tese
alla riduzione soprattutto delle
condotte impulsive e dannose per il
soggetto e per l'intero sistema
familiare per favorire l'uso di
buone prassi comunicative.
Si interviene, quando il familiare è
una risorsa disponibile, indicando
"cosa dire", "come dirlo" e "quando
dirlo" fornendo una spiegazione
funzionale del disturbo e di come
agire. Un approccio quindi
pragmatico teso a ridurre i rischi
di condotte multi-impulsive e
favorire una remissione (parziale o
completa) del disturbo agendo però
sul proprio ambiente di vita.
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