Abstract |
Perché
si commette suicidio? È possibile creare programmi sociali
per prevenirlo? Quali sono i fattori di rischio e come si
può realmente agire per riabilitare coloro che hanno
pensieri di suicidio, ideazione suicidaria o che hanno
tentato o continuano a tentare il suicidio? In questo
articolo, di enorme importanza sociale, il Dott. Baranello,
fondatore della teoria emotocognitiva, partendo proprio dai
principi di tale nuovo gruppo di conoscenze a acquisizioni
in ambito scientifico, ci parlerà di come sia necessario
cambiare radicalmente ottica rispetto alle vecchie
conoscenze sul funzionamento psicofisiologico dell’organismo
umano se si vuole realmente realizzare qualcosa di concreto
nella prevenzione del suicidio. Per Baranello la principale
forma di cura primaria, quindi di prevenzione, è
un’educazione funzionale che sia basata su reali e chiari
presupposti scientifici in materia, su nuove scoperte. Per
prevenire l’atto del suicidio, oggi, è necessario quindi
rivedere i presupposti che hanno fino ad ora condizionato i
vecchi programmi preventivi e riabilitativi. Baranello
segnala di come, soprattutto mediaticamente, quando si sente
parlare di suicidio commesso da una persona in cura per
depressione o altre condizioni cosiddette “mentali”, si
associ in modo molto superficiale il suicidio a tali
disturbi mentre, se la persona era già in cura per la
depressione ad esempio, forse avrebbe senso anche pensare
che la cura non stesse funzionando ed anche lecito pensare
che potrebbe essere la stessa cura ad avere valore
patogenetico. Se fosse così avrebbe senso portare avanti
cure non realmente efficaci se non gravemente patogene?
Quando una cura non risulta efficace, sostiene Baranello,
forse è perché si basa su teorie non del tutto esatte se non
errate. La teoria è la premessa che permette di costruire
gli interventi, una teoria non adeguata porterà come
conseguenza un intervento altrettanto inadeguato. Il vero
grande ostacolo al cambiamento, all’innovazione scientifica
in grado di aiutare a risolvere molte questioni ancore
irrisolte, arriva sempre da chi, nelle classiche sfere di
potere accademico dominante, vede nell’innovazione la
minaccia al proprio potere. Attraverso il braccio “armato”
di chi ha potere decisionale e sanzionatorio, tali sfere di
potere, cercano di annullare l’innovazione perché metterebbe
in pericolo il loro stesso potere, il loro business, anche
se l’innovazione potrebbe salvare vite umane. In questo
articolo si prende una chiara posizione rispetto al tema del
suicidio, alla sua prevenzione sociale e alla possibilità di
riabilitazione di chi è afflitto da pensieri ed ideazione
suicidaria. Stiamo permettendo alle istituzioni di essere
nella posizione di poter scegliere, se continuare a
sostenere vecchie concezioni oppure iniziare ad integrare
l’innovazione proposta. L’obiettivo di questo lavoro è
fornire una conoscenza in più nella letteratura scientifica
sul suicidio. |