Cosa fare e come comportarsi con
una persona con diagnosi di disturbo
borderline?
I comportamenti, le azioni e le
comunicazioni all'interno del
sistema familiare e, più in
generale, dell'ambiente di vita del
paziente con diagnosi di disturbo
borderline di personalità, messe in
atto al fine di aiutare la persona,
nella maggior parte dei casi si
rivelano insufficienti se non
patogenetiche. La situazione sembra
sfuggire di mano fino ad arrivare a
situazioni limite per le quali tutte
le forze, i pensieri, le energie
sono concentrate sul problema. Si
può arrivare in condizioni nelle
quali si sente che si è smesso
praticamente di vivere. Sentimenti
di frustrazione, forte angoscia,
impotenza sono comuni in questi casi
in familiari e partners.
Oggi sappiamo che le modalità di
comunicazione e comportamento tese a
contrastare il problema spesso sono
proprio quelle azioni che lo
mantengono e che potrebbero
contribuire al suo aggravamento
secondo la logica, ben indicata
dalla teoria emotocognitiva, del
loop disfunzionale (Baranello,
2006). I tentativi di aiuto, quindi,
diremo che colludono con il problema
perché, in qualche modo, confermano
le aspettative patologiche della
persona e del suo contesto. Non è
ovviamente "colpa" di chi cerca di
aiutare ma è importante imparare che
chi aiuta lo fa con propri strumenti
e secondo proprie convinzioni. A
volte le nostre convinzioni,
comprese quelle offerte in alcuni
ambienti sanitari, potrebbero non
essere del tutto corrette. Questo si
manifesta soprattutto quando ciò che
facciamo per aiutare si rivela
inutile. In questo caso dobbiamo
chiedere se il motivo della non
capacità di aiutare sia il fatto che
il problema non sia realmente
risolvibile oppure sia legato al
fatto che le modalità adottate
partano da premesse non
perfettamente corrette? La
conseguenza di un'azione messa in
atto partendo da un'errata
convinzione, nonostante le buone
intenzioni, sarà generalmente non
funzionale.
Comportamenti da evitare
Di fronte ad un paziente
"borderline" vanno generalmente
evitate tutte quelle forme tese alla
rassicurazione o al far comprendere
al paziente di essere affetto da un
problema o un disturbo.
La tendenza a spiegare alla persona
che i propri comportamenti non sono
sani genera intensa rabbia e
sensazione di profonda
incomprensione e alimenta i tratti
paranoidi. Si passa da un ruolo di
soccorritore al ruolo di
persecutore. Si genera forte odio
che può sfociare anche in gravi
comportamenti aggressivi auto ed
etero-diretti. Ognuno di noi sa, ad
esempio, che l'abuso di cocaina,
cannabis, alcol, ecc. sono condotte
lesive per il soggetto. Chi le mette
in atto ne è perfettamente
consapevole, non è né stupido né
ignorante. Come è consapevole ogni
fumatore che il fumo di sigaretta
nuoce gravemente alla salute ma,
nonostante questa consapevolezza,
continua a fumare. Lo stesso vale
per altri tipi di sostanze e per
altre condotte impulsive delle quali
il soggetto borderline non desidera
fare a meno.
E' sufficiente chiedere al soggetto
se uno specifico comportamento
piaccia o meno. Se la risposta è sul
versante del piacere ricordiamo che,
sul momento, non potrà essere
ridotto attraverso semplicistiche e
ovvie spiegazioni. Quindi, anziché
contrastare inutilmente il
comportamento (atteggiamento che
produce rabbia e forte opposizione),
dobbiamo accettare che non potrà
essere cambiato con la sola
consapevolezza del suo aspetto
disfunzionale. In pratica di fronte
a una condotta impulsiva più è il
nostro tentativo diretto di spiegare
più è alta la probabilità che tale
condotta venga messa in atto.
Terapia psicologica riabilitativa
indiretta
Abbiamo oggi a disposizione un nuovo
strumento per l'intervento indiretto
sul paziente ma diretto sulla
famiglia (di origine o attuale). Lo
psicologo è in grado di suggerire,
dopo una valutazione dettagliata di
ogni specifico caso e soltanto
quando riscontra che la famiglia può
essere utilizzata come risorsa,
strategie di comportamento e di
comunicazioni da adottare per
gestire la situazione e ridurre i
rischi di aggravamento. Gli
interventi indiretti si applicano
soltanto nei casi in cui il sistema
familiare o il partner siano
realmente motivati ad aiutare il
familiare con il disturbo e si
possono applicare quando il partner
o il familiare vive a stretto
contatto con il paziente. Lo
psicologo fornirà indicazioni chiare
e precise su cosa dire, come dirlo e
quando dirlo, seguendo il familiare
in un percorso di riduzione dei
comportamenti impulsivi e gestione
del paziente. Il trattamento
indiretto avviene sia senza la
presenza del "portatore del
disturbo" sia a sua completa
insaputa.
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a cura di
Dott. Marco Baranello
ultimo aggiornamento, 3 settembre 2016
come citare
questa fonte
Baranello, M. (a cura
di) (2016)
Consigli ai familiari di pazienti
con disturbo borderline di
personalità.
in Baranello, M. (a cura di)
(2016)
Disturbo borderline di personalità. Diagnosi con
il DSM-5, comprensione e
trattamento.
SRM Psicologia, Progetto PRS,
settembre 2016
Versioni
Precedenti
-
Baranello, M.
(2006) Disturbo borderline.
Diagnosi con il DSM-IV-TR,
comprensione e trattamento
psicologico. SRM Psicologia,
Progetto PRS, dicembre 2006.
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