Teoria
emotocognitiva
Il neologismo
emotocognitivo proposto alla
fine del 1900 dall'italiano Marco
Baranello nasce dalla crasi dei
termini emozione e cognizione. Non esisterebbero aspetti emotivi
separati dagli aspetti cognitivi ma
un unico processo psicofisiologico
che l'autore definisce
emotocognizione. La teoria
emotocognitiva, un modello teorico
generale di tipo
sistemico-relativista, propone, una volta
definito un sistema di riferimento
(che in ambito psicologico può
essere un singolo individuo, una
coppia o un intero organismo
sociale), di studiare e intervenire
sui "processi" alla base del
funzionamento del sistema cercando di rimanere
aderenti a tale realtà funzionale
anziché perdersi nelle astrazioni,
nelle sovrastrutture e nelle
convinzioni spesso errate che
dominano il comportamento umano. Una
modalità quindi pragmatica orientata
alla soluzione. |
La Psicologia Emotocognitiva
si definisce psicologia
emotocognitiva l'applicazione
nelle scienze psicologiche della più
ampia teoria emotocognitiva. La
psicologia emotocognitiva interviene sui
processi organizzativi di una
persona (o più ampiamente di un
sistema) per ripristinare
(riabilitazione) o attivare
(abilitazione)
una condizione di equilibrio delle
funzioni psicofisiolgiche
(armonizzazione). In parole più
semplice si interviene nel qui-e-ora
agendo sull'organizzazione
disfunzionale del soggetto per portare
sintomi, disturbi e problemi verso
la loro remissione spontanea, nei
tempi più brevi possibile e con la più alta
aspettativa di efficacia per quella specifica situazione.
Per la psicologia emotocognitiva un
disturbo mentale, un problema
psicologico o psico-sociale e un
sintomo (quando non dovuti a una
condizione medica generale o agli
effetti di sostanze) sono
inquadrabili all'interno di un
circuito chiuso di pensieri,
azioni e comportamenti che, messi in
atto dalla persona per tentare di
risolvere un problema, in realtà
sembrerebbero mantenerlo se non
esacerbarlo. Questo circuito chiuso
prende il nome di "Loop
Disfunzionale" (Baranello, 2006).
Per la psicologia emotocognitiva non esisterebbe quindi
la "malattia mentale" ma
esclusivamente "disturbi
dell'organizzazione psicofisiologica".
Un disturbo mentale pertanto non
andrebbe "curato" in senso stretto
ma più efficacemente e più
semplicemente corretto! L'obiettivo è aprire la
strada allo sblocco del "loop
disfunzionale" e portare un
problema verso la sua remissione.
Per la psicologia emotocognitiva la reale causa del
mantenimento di un disturbo è sempre nel qui-e-ora
dell'organizzazione del sistema,
nelle sue errate convinzioni
rispetto al funzionamento
psicofisiologico
dell'organismo. Non va confuso
infatti quello che potrebbe essere
un "elemento scatenante" dalla vera e
propria causa che mantiene il
problema oggi. Per questo l'intervento
suggerito dalla psicologia
emotocognitiva in ambito psicologico è
un trattamento prettamente psicoeducativo,
breve come numero complessivo di
sedute e focalizzato alla soluzione
del problema, quindi orientato a
offrire in modo chiaro e concreto il
"come fare" alla persona che sta
attraversando una fase di disagio o
è affetto da un problema psicologico
(ansia, attacchi di panico,
agorafobia, fobie, depressione,
alterazioni dell'umore, disfunzioni
sessuali, disturbi da sintomi
somatici, disturbo
ossessivo-compulsivo, disturbi
correlati a trauma e stress,
disturbi del sonno, anoressia,
bulimia, disturbi di personalità,
dipendenze psicologiche, problemi
relazionali e problematiche in età
evolutiva, adolescenza e famiglia).
Oggi possiamo affermare che nella
maggior parte delle problematiche di
natura psicologica non dovute a
condizioni mediche generale, in
tempi davvero molto contenuti ovvero
con un numero di sedute piuttosto
limitato, siamo riusciti a ottenere
una remissione del problema, senza
uso di psicofarmaci e senza
psicoterapia.
Lo strumento utilizzato è il
"colloquio psicologico" (strumento
d'intervento riconosciuto dalla
norme dello Stato Italiano di tipo
sanitario, quindi finalizzato alla
diagnosi e alla cura), la
metodologia è di tipo psicoeducativo
e la finalità è di tipo
terapeutico-riabilitativo ovvero il
recupero di abilità/funzioni che
risultano, del tutto o in parte,
compromesse, permettendo così di
offrire una nuova opportunità di
soluzione di problematiche un tempo
considerate gravi o croniche e che
oggi possono finalmente essere
risolte in un'alta percentuali di
casi. |