Terapia psicologica breve di riabilitazione del
dismorfismo corporeo Il trattamento
psicologico del disturbo di dismorfismo corporeo,
utilizzando nuovi strumenti conoscitivi è oggi piuttosto efficace senza uso di
farmaci e sopratutto senza psicoterapia.
Il disturbo è spesso complicato da sintomi di
natura "psicosomatica" secondari e dalla convinzione del
paziente della "ragione" del difetto. Infatti ogni tentativo
degli altri di rassicurare, "far capire" o "convincere" il
paziente che il proprio difetto sia in realtà meno esagerato
di quello che pensa (o
quando immaginario non realmente esistente) oppure che sia
esagerata la sua reazione rispetto a un eventuale difetto
fisico non produce un risultato, anzi, porta il paziente che
soffre di dismorfismo a percepire coloro che lo tentano di
rassicurare come "persecutori". Il paziente si sente così
non compreso e considerato malato o pazzo. Il risultato
delle rassicurazioni dirette è spesso una condotta
aggressiva, a volte molto intensa. Infatti il paziente
pensa, con convinzione non modificabile razionalmente, che
eliminato il difetto egli sarebbe felice, starebbe
sicuramente meglio.
E' così come molte persone ricorrono ad espedienti
chirurgici o trattamenti estetici.
Il dismorfismo
però è un disturbo e si manifesta indipendentemente dal
trattamento estetico nella maggior parte dei casi. Infatti spesso il paziente con dismorfismo risolto un difetto
(o presunto tale) ne trova
immediatamente un altro e così via. Molti di coloro che
frequentano ossessivamente centri estetici, palestre o, in
estremo, centri di chirurgia estetica, potrebbero presentare
una diagnosi di disturbo di dismorfismo corporeo.
Il trattamento
psicologico adottando l'ottica della psicologia emotocognitiva non
va a rassicurare il paziente, non cerca di convincerlo o di "far capire"
l'assurdità della propria condotta ma interviene sui
processi sistemici e psicofisiologici che stanno mantenendo
la sintomatologia.
L'applicazione tecnica del colloquio psicologico in
psicologia emotocognitiva mira a modificare psicofisiologicamente
(senza intervento farmacologico e senza psicoterapia) lo
schema circolare, definito
"loop disfunzionale" (Baranello, 2006) che sostiene il
disturbo a livello longitudinale nel tempo.
la terapia
psicologica riabilitativa in psicologia emotocognitiva per
il dismorfismo corporeo prevede oggi due possibilità d'intervento:
1) il
trattamento individuale diretto sul paziente. Applicato nei
casi per i quali sia il paziente stesso a richiedere aiuto in
quanto "si rende conto" dell'eccessività del problema o del
fatto che il problema stia causando un significativo disagio
a livello personale, relazionale, sociale e lavorativo (o
scolastico).
2) il
trattamento indiretto su un familiare. Questo tipo d'intervento
psicologico (o anche educativo) prevede l'assenza del portatore del sintomo. Infatti lo
psicologo interviene su almeno un familiare significativo o
un partner, ovvero su una persona che abbia maggiori
contatti con il paziente. In questo
modo si interviene a livello sistemico modificando i
processi di comunicazione e comportamento di chi vorrebbe
aiutare il paziente. Lo psicologo suggerirà, dopo attenta
valutazione, specifiche strategie di comunicazione
finalizzate allo sblocco del loop disfunzionale e al
ripristino di un normale processo di funzionamento. Questo
trattamento è quello adottato con maggiore frequenza nei
casi di dismorfismo corporeo.
L'effetto terapeutico-riabilitativo
è prodotto dalla modificazione a livello
biopsicoambientale dei processi che
sostengono la sintomatologia che
nasce dalla variazione delle
convinzioni della persona sul
proprio funzionamento o, nei casi di
intervento indiretto, dalla
variazione delle convinzioni del
sistema sui processi di
comunicazione e comportamento da
adottare.
A differenza dei vecchi modelli psicologici, la psicologia
emotocognitiva focalizza l'attenzione clinica non tanto su
ipotetiche quanto arbitrarie cause simboliche o sul passato della persona,
ma su quelle che la consideriamo le
vere cause del disturbo e che
agiscono sempre ed esclusivamente
nel qui-e-ora della manifestazione
del problema. Per la teoria
emotocognitiva la vera causa del
disturbo è nell'organizzazione del
sistema in relazione alle proprie
convinzioni. Convinzioni errate
producono come conseguenza modalità
organizzative non funzionali. Non
basta però scardinare convinzioni
errate offrendo informazione ma
attraverso specifiche modalità e
strumenti di comunicazione e
attraverso un processo educativo.
Inoltre quello che la teoria
emotocognitiva ha cercato di
risolvere è quale siano gli
strumenti conoscitivi adatti, quali
siano i reali processi di
funzionamento sistemico. Perché dire
che occorre cambiare errate
convinzioni potrebbe essere un
atteggiamento comune anche ad altri
interventi. Ciò che cambia nella
teoria emotocognitiva è proprio il
contenuto dell'informazione.
Attualmente il
trattamento in psicologia emotocognitiva è di breve-media
durata. In genere uno sblocco iniziale della situazione già
si produce entro le 4-6 sedute. Le prime 4-5 sedute si
svolgono a cadenza fissa (una volta a settimana o, in alcuni
casi, una volta ogni due settimane) per poi essere sempre
più dilazionate nel tempo. Sbloccata la situazione si
procede con aggiustamenti in caso di ricadute e quindi con
il mantenimento e follow-up. Complessivamente il numero di
sedute varia tra le 10 e le 15 complessive.
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