RISPOSTA. Diremo che i
fattori che influenzano lo sviluppo del disturbo sono
essenzialmente di tipo psicofisiologico o, più ampiamente,
biopsicoambientale. Dobbiamo però
distinguere tra "fattori scatenanti" e vere e proprie
"cause". I fattori scatenanti potrebbero sembrare molto
variabili. Questa apparente
variabilità dei fattori visibili scatenanti porta a un
errore associativo per il quale si potrebbe pensare che la causa di un
disturbo come la bulimia sia diversa da persona a persona o
che le cause dei disturbi psicologici siano diverse da disturbo
a disturbo. La teoria emotocognitiva ha rivoluzionato
completamente il concetto di "causa" riscontrando che la
causa di ogni disturbo, oltre a essere agente esclusivamente
nel qui-e-ora della sua manifestazione, è comunque sempre la
stessa. La teoria emotocognitiva distingue nettamente
l'elemento scatenante e la reale causa di un
disturbo. Uno dei postulati fondamentali della teoria
emotocognitiva nella sua applicazione clinica in psicologia
è che le cause di ogni disturbo sono sempre le stesse e
vanno rintracciate nella modalità di organizzazione
psicofisiologica della persona. Anche se le modalità di
organizzazione psicosociale sembrano diverse la motivazione
alla base di un'organizzazione disfunzionale (disturbo)
rimane sempre uguale ed è da rintracciare nel tentativo
volontario (tecnicamente detto programmato) della persona di risolvere in modo diretto la
sensazione di sofferenza (definita sofferenza primaria in
psicologia emotocognitiva) attraverso azioni (comportamenti
o pensieri). Nel trattamento psicologico secondo l'ottica
della teoria emotocognitiva la questione di maggiore
interesse è modificare ciò che, nel qui-e-ora, mantiene
sintomi e disturbo agendo su quello che la teoria
emotocognitiva definisce "loop disfunzionale"
(Baranello, 2006), un circuito
chiuso per il quale si sperimenta che ogni azione diretta a
risolvere il problema sembra invece mantenerlo e, molto
spesso, aggravarlo.
Sbloccando il loop disfunzionale attraverso strumenti quali
il colloquio psicologico o addirittura con soli interventi
di tipo educativo e agendo sul recupero delle
funzioni e abilità al momento compromesse (del tutto o in
parte), si apre la strada a una riabilitazione del tutto spontanea. Generalmente ciò avviene in tempi
brevi, senza uso di psicofarmaci e senza psicoterapia. Va
solo ricordato che l'intervento psicologico può avvenire
quando solo escluse specifiche condizioni mediche che, da
sole, sarebbero in grado di giustificare la presenza del
disturbo. |