Diagnosi e
Comprensione delle Personalità Borderline |
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Cura del disturbo da dismorfismo corporeo (ex
dismorfofobia) |
il dismorfismo corporeo,
attualmente disturbo somatoforme, come curare i
sintomi del disturbo |
DOMANDA. Sono un ragazzo
di 27 anni, neolaureato. Mi sono sempre reputato una persona
normale e intelligente. Però da due anni a questa parte mi
succede una cosa strana di cui mi sono sempre vergognato.
Quando mi guardo allo specchio mi vedo distorto, cioè è come
se non mi riconoscessi, mi vedo frammentato. So che sembra
strano ma non so proprio come spiegarmi. E' come se la mia
immagine fosse spezzata. L'ultima volta che mi sono
guardato, credo circa sei mesi fa (perché in due anni mi
provo a specchiare molto raramente), ho visto anche il mio
pene come se fosse staccato dal mio corpo. Non credo di
essere pazzo ma ho davvero paura di impazzire, forse di
essere schizofrenico. Questo mi genera un forte senso di
angoscia che mi costringe a non specchiarmi. Quando passo
davanti ad uno specchio riesco perfettamente a non guardarmi
dentro. Ho da qualche mese una relazione con una ragazza e
mi trovo a volte in forte imbarazzo soprattutto la settimana
scorsa quando lei si è avvicinata ad una vetrina a specchio
e mi ha chiesto di guardarci dicendo "vedi come stiamo bene
insieme?". Io ho risposto affermativamente ma non ho avuto
il coraggio di guardarmi, ho fatto in modo (non so come ci
riesco) di vedere soltanto lei.
Ho paura di tutto questo e non voglio prendere farmaci. Ho
letto che può trattarsi di dismorfismo corporeo. Volevo
sapere se la psicologia emotocognitiva può aiutarmi a
risolvere il problema. Sono disperato. |
RISPOSTA. Dobbiamo
pensare che il nostro organismo non percepisce un oggetto
attraverso l'occhio ma per mezzo dei processi
psicofisiologici di elaborazione. Pertanto è possibile che
fattori cosiddetti psicologici (che in realtà sono sempre
psicofisiologici) possano distorcere l'immagine nel
momento della sua elaborazione. Infatti la "psiche" è un
processo prettamente fisiologico di organizzazione sistemica dell'intero
organismo. E' necessario per prima cosa rivolgersi a un
medico al fine di accertamenti che escludano
condizioni mediche generali. Qualora fossero
escluse condizioni mediche generali che
potrebbero giustificare il fenomeno, per
questo abbiamo consigliato prima valutazioni mediche, potremmo
ipotizzare che si possa trattare di fenomeni psicofisiologici
organizzativi (psicologici). Tale distorsione quindi
potrebbe essere corretta con un interevento
rieducativo o psicoeducativo che, senza uso di farmaci
e senza psicoterapia, lavora proprio
sulle modalità di organizzazione psicofisiologica del nostro
organismo.
Lo psicologo ad indirizzo di psicologia emotocognitiva
valuta tutti i processi che sono alla base della causa
agente nel qui-e-ora che mantiene il problema
scardinando il "circolo vizioso" (tecnicamente loop
disfunzionale, Baranello 2006) che si instaura a livello
psicofisiologico o
più ampiamente, bio-psico-ambientale.
Non si modificherà direttamente la percezione dell'immagine
ma la rappresentazione emotocognitiva; attualmente
vedere la sua immagine distorta le procura una forte sensazione
di angoscia. Dal punto di vista emotocognitivo percepisce la
sua immagine in un modo e tale percezione
attiva un forte stato ansioso (altra modificazione
emotocognitiva). Lo psicologo lavorerà proprio
sulla sensazione di angoscia diminuendo gli stati di
tensione (ipertono, aumento di arousal) che sono alla base anche della visione
distorta della propria immagine.
Il trattamento per disturbi somatoformi (DSM-IV), anche se
sinceramente la teoria emotocognitiva
ritiene che dismorfismo sia in realtà un
disturbo ossessivo-compulsivo, è piuttosto efficace
in termini di riduzione dello stato di
angoscia e in tempi oggi davvero
molto brevi rispetto ai vecchi trattamenti. A differenza
della vecchia psicologia, la
psicologia emotocognitiva non focalizza l'attenzione sul
passato o sulle presunte cause simboliche,
lavorando sostanzialmente su ciò che oggi
sta mantenendo il problema e scardinando ciò
che potrebbe aggravarlo ovvero su quelle che
reputiamo le vere cause del disturbo.
Il problema ha buone probabilità di essere risolto ma
occorre una prima fase di valutazione globale del
funzionamento psicofisiologico per programmare un intervento
mirato e specifico per la situazione e, come ho già
accennato, è necessaria l'esclusione di condizioni mediche in grado di
giustificare la presenza del disturbo. |
a cura del Dott. Marco Baranello
psicologo, direttore scientifico SRM Psicologia
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