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Disturbi nel sonno in età evolutiva
psicologia emotocognitiva per l'età evolutiva nella correzione dei sintomi dei disturbi del sonno in infanzia
 

DOMANDA. Mia figlia di 6 anni non riesce a dormire nella cameretta con la sorella, ma si sveglia anche più volte per dormire con i genitori. Ho provato a spostarla nel suo lettino, ma lei poi torna, le ho promesso regali, ma non c’è niente da fare. Abbiamo anche provato con delle tisane. Mia moglie, invece non è così contraria e quindi non si oppone più di tanto quando la bambina viene a dormire nel lettone. Questo comporta numerosi risvegli durante la notte che compromettono il riposo notturno sia della bambina che di noi genitori, inoltre io e mia moglie discutiamo spesso riguardo al modo diverso di affrontare il problema.  Mi devo preoccupare, come dovrei agire per risolvere il problema?


RISPOSTA. Quando sono presenti problemi relativi alla fase di addormentamento e del sonno notturno è importante intervenire precocemente per evitare che il problema si cronicizzi o si aggravi con la conseguente manifestazione di sintomi collaterali che possono rendere la situazione più complessa e difficile da gestire e risolvere. In presenza di disturbi del sonno è possibile riscontrare nel bambino irritabilità, pianto frequente, dipendenza dalle figure di riferimento, instabilità dell’umore, difficoltà di attenzione e concentrazione, durante il giorno può apparire stanco e privo di energia. I disturbi del sonno che si manifestano nell’infanzia possono essere causati da diversi fattori quali: un trasloco, la nascita di un fratellino, l’inserimento a scuola, un momento di conflittualità familiare, un periodo di malattia, ecc. Oppure possono derivare da problemi del sonno presenti già dai primissimi mesi di vita. Anche le regole della famiglia, lo stile educativo, le abitudini familiari e le pressioni ambientali possono avere un ruolo nel determinare o nel mantenere i disturbi del sonno manifestati dal bambino. Indipendentemente dagli elementi scatenanti che hanno determinato l'insorgere del problema è bene valutare quanto le soluzioni che vengono messe in atto nel qui-e-ora per risolverlo stiano in realtà cronicizzando il problema stesso. L’utilizzo di farmaci o di tisane non risolve il problema, anzi amplificano la percezione del problema stesso e creano delle false aspettative rispetto all’efficacia del metodo utilizzato. Nella maggior parte dei casi, infatti, i cambiamenti sono solo momentanei. Inoltre siamo contrari all'uso di farmaci nei bambini, quando non siano strettamente necessari. L’intervento psicologico più efficace in questi casi è un intervento psicoeducativo di tipo indiretto, senza la presenza del minore ma agendo a livello psicoeducativo sui genitori. La psicologia emotocognitiva considera il trattamento indiretto la forma d'intervento più efficace per la risoluzione di disagi, problemi e disturbi in età evolutiva (infanzia o adolescenza).
Il trattamento indiretto è un intervento breve in termini di sedute e prevede solo la presenza dei genitori (entrambi o uno solo secondo i casi), il colloquio prende in considerazione il problema riportato con l’obiettivo di valutare accuratamente la situazione e di individuare delle modalità di comunicazione e di comportamento efficaci a risolvere il disturbo in modo naturale e senza che il bambino venga inserito in contesti di cura. In pratica si interviene fornendo al genitore tutti gli strumenti, conoscitivi, di comunicazione e di comportamento, per poter far fronte in modo rapido ed efficace al problema. Non si tratta di consigli generici che vengono offerti al genitore ma, valutato il caso nella sua specificità, verrà indicato in modo chiaro cosa dire, come dirlo e quando dirlo.

a cura del Dott. Marco Baranello
psicologo, direttore scientifico SRM Psicologia

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