RISPOSTA. Quando sono presenti
problemi relativi alla fase di
addormentamento e del sonno notturno è
importante intervenire precocemente per
evitare che il problema si cronicizzi o si
aggravi con la conseguente manifestazione di
sintomi collaterali che possono rendere la
situazione più complessa e difficile da
gestire e risolvere.
In presenza di disturbi del sonno è possibile riscontrare
nel bambino irritabilità, pianto frequente, dipendenza dalle
figure di riferimento, instabilità dell’umore, difficoltà di
attenzione e concentrazione, durante il giorno può apparire
stanco e privo di energia.
I disturbi del sonno che si manifestano nell’infanzia
possono essere causati da diversi fattori quali: un
trasloco, la nascita di un fratellino, l’inserimento a
scuola, un momento di conflittualità familiare, un periodo
di malattia, ecc. Oppure possono derivare da problemi del
sonno presenti già dai primissimi mesi di vita.
Anche le regole della famiglia, lo stile educativo, le
abitudini familiari e le pressioni ambientali possono avere
un ruolo nel determinare o nel mantenere i disturbi del
sonno manifestati dal bambino.
Indipendentemente dagli elementi scatenanti che hanno determinato l'insorgere
del problema è bene valutare quanto le soluzioni che vengono
messe in atto nel qui-e-ora per risolverlo stiano in realtà
cronicizzando il problema stesso.
L’utilizzo di farmaci o di tisane non risolve il problema,
anzi amplificano la percezione del problema stesso e creano
delle false aspettative rispetto all’efficacia del metodo
utilizzato. Nella maggior parte dei casi, infatti, i
cambiamenti sono solo momentanei. Inoltre siamo contrari
all'uso di farmaci nei bambini, quando non
siano strettamente necessari.
L’intervento psicologico più efficace in questi casi è un
intervento psicoeducativo di tipo indiretto, senza la
presenza del minore ma agendo a livello
psicoeducativo sui genitori. La psicologia emotocognitiva
considera il trattamento indiretto la forma d'intervento
più efficace per la risoluzione di disagi,
problemi e disturbi in età evolutiva
(infanzia o adolescenza).
Il trattamento indiretto è un intervento breve in termini di
sedute e prevede
solo la presenza dei genitori (entrambi o uno solo secondo i
casi), il colloquio prende in considerazione il problema
riportato con l’obiettivo di valutare
accuratamente la situazione e di individuare
delle modalità di comunicazione e di
comportamento efficaci a risolvere il
disturbo in modo naturale e senza che il
bambino venga inserito in contesti di cura.
In pratica si interviene fornendo al
genitore tutti gli strumenti, conoscitivi,
di comunicazione e di comportamento, per
poter far fronte in modo rapido ed efficace
al problema. Non si tratta di consigli
generici che vengono offerti al genitore ma,
valutato il caso nella sua specificità,
verrà indicato in modo chiaro cosa dire,
come dirlo e quando dirlo. |