Diagnosi e
Comprensione delle Personalità Borderline |
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Problemi di Timidezza da Sempre. Cosa fare? |
psicologia e timidezza - dalla
timidezza alla fobia sociale o disturbi di
personalità evitanti o dipendenti |
DOMANDA. Sono un uomo di 36 anni e fin
da piccolo sono stato sempre timido e riservato. Ricordo che
a scuola avevo difficoltà a partecipare ad attività di
gruppo con i compagni e diventavo immediatamente rosso
quando i professori mi rivolgevano una domanda. L'imbarazzo
era talmente forte che spesso non riuscivo a sostenere
neanche un'interrogazione, mi bloccavo e non riuscivo a
parlare nonostante avessi studiato. Con il passare degli
anni la situazione é lievemente migliorata ma continuo a
provare un profondo disagio ogni volta che sono in una
situazione nuova o con persone che non conosco. Mi
piacerebbe uscire, stare in mezzo alla gente, conoscere
persone nuove ma ogni volta che mi invitano da qualche
parte, comincio a star male al solo pensiero della
situazione che dovrei affrontare. Mi immagino in mezzo ad
altre persone e già so che non riuscirò a dire niente,
diventerò rosso appena qualcuno mi rivolgerà la parola e
farò la solita figuraccia dell'imbranato. Tutto questo mi fa
stare veramente male perché mi sento solo senza averlo
scelto, vorrei cambiare questa situazione ma non so come
dato che continuo ad evitare ogni forma di contatto con
altre persone. Per lo stesso motivo non riesco ad avere una
partner anche se vorrei tanto... le mie colleghe scherzando
mi dicono che sono un bell'uomo e che tante donne potrebbero
interessarsi a me, tutto ciò invece di gratificarmi mi fa
stare ancora peggio. Dieci anni fa mi sono rivolto ad uno
psicologo, mi è stata fatta una diagnosi di disturbo
evitante di personalità, continuo a seguire il trattamento
andando una volta a settimana ma non riesco a capire quale
possa essere la causa del mio problema. Per un periodo ho
preso anche degli antidepressivi ma neanche questi sono
serviti. Navigando in internet ho letto i vostri articoli e
mi sono informato sul vostro metodo. Mi sembra molto diverso
da quello che conosco e che sto seguendo. La psicologia
emotocognitiva potrebbe essere utile anche nel mio caso?
Posso realmente risolvere questo mio problema oppure devo
imparare a conviverci? |
RISPOSTA. La psicologia emotocognitiva è
un nuovo paradigma teorico che si differenzia notevolmente
dai vecchi assiomi psicologici che
focalizzano l'attenzione sul passato e sulla
ricerca di arbitrarie quanto ipotetiche
cause simboliche. Lo psicologo a indirizzo di psicologia
emotocognitiva interviene invece sul quel processo
psicofisiologico ridondante, definito loop disfunzionale
(Baranello, 2006),
che mantiene il problema nel qui-e-ora alimentando
l'eventuale disturbo. L'eccessiva timidezza come sintomo
potrebbe far pensare a disturbi più ampi,
come ad esempio il disturbo evitante di personalità
o la fobia sociale. Ovviamente è necessaria
una valutazione clinica. Per ora proviamo a
spiegare in termini generali che chi soffre del
disturbo da evitamento, ad esempio, desidererebbe fortemente intrattenere
relazioni strette con altre persone ma il senso di
inadeguatezza e il pensiero di poter essere giudicati dagli
altri sono talmente forti che la persona, spesso
ipersensibile alla critica, preferisce evitare le situazioni
per timore di sentirsi in imbarazzo o essere rifiutati.
Tutto ciò genera una profonda frustrazione che porta a una chiusura verso gli altri e il "mondo
esterno" ricercando il piacere in attività e passatempi
prevalentemente di tipo solitario (ad es. ascoltare musica,
leggere, suonare, dipingere, passare molto tempo in chat,
...). La chiusura potrebbe favorire l'insorgenza di sintomi
di natura "depressiva" che, nella maggior parte dei casi,
sono reattivi e secondari sia al disturbo di personalità che
ai sintomi d'ansia. Lo psicologo a indirizzo di psicologia
emotocognitiva interviene, attraverso il colloquio
psicologico, correggendo quelle errate convinzioni che
bloccano la soluzione dei sintomi invalidanti
dal punto di vista personale, relazionale e sociale (come i
sintomi d'ansia, i sintomi depressivi, eventualmente
problematiche sessuali, ecc.) portando il disturbo a
remissione spontanea senza alterare comunque gli aspetti
della personalità
sani del soggetto. L'obiettivo del trattamento psicologico a
indirizzo di psicologia emotocognitiva è un
recupero delle funzioni e abilità
compromesse (del tutto o in parte) con
strumenti quali in colloquio psicologico,
con metodi psicoeducativi e quindi senza uso
di psicofarmaci e senza psicoterapia. |
a cura del Dott. Marco Baranello
psicologo, direttore scientifico SRM Psicologia
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