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Luca Traini è un pazzo o un criminale? Il raid di Macerata dovuto a malattia mentale o un atto di terrorismo fascista? Il punto di vista della psicologia emotocognitiva


Il caso del Raid di Macerata. Questione Psico-Sociale e di Definizioni

Luca Traini Raid di Macerata PsicologiaLa questione “Luca Traini” e il raid razzista, fascista, nazista, terrorista o come la cronache di questi giorni si ingegnano a chiamarlo, offre comunque uno spunto di riflessione molto importante a livello psico-sociale. Il legame tra il caso di Pamela Mastropietro con la vicenda del raid è soltanto marginale, è la giustificazione morale che Luca Traini ha trovato per ottenere un certo sostegno sociale. Pensiamo semplicemente anche al fatto che nonostante in Italia ci siano moltissimi “Cristiani” ancora la maggior parte ragiona con la legge del taglione “occhio per occhio, dente per dente!” anziché con l’introduzione del concetto di perdono più propriamente legato al cristianesimo. Così come gli antifascisti hanno comportamenti palesemente fascisti e gli Antirazzisti sembrano invece i primi razzisti!
Il vero problema sembra proprio di definizione. Troppo spesso si parla senza sapere di cosa si stia parlando. Il linguaggio è estremamente impressionistico ma assolutamente povero di contenuti. Così un Salvini è stato in grado di dire “chi non vuole il crocifisso nelle scuole se ne torni nel proprio paese” dimenticando forse che l’Italia è uno Stato Laico in primis, che nessun vieta il crocifisso ad esempio nelle chiese cattoliche e soprattutto che non tutti gli italiani sono Cattolici. I testimoni di Geova non credono nel simbolo del crocifisso e sono Cristiani, inoltre ci sono atei, agnostici, musulmani, ebrei, animisti, induisti e chi più ne ha…. assolutamente italiani non immigrati. Insomma la non conoscenza e la scarsa educazione sociale porta ovviamente a facili fraintendimenti!
Non è un caso che la maggior parte delle persone legga soltanto i titoli di una notizia per poi credere di aver compreso pienamente i contenuti. Non esiste “destra” o “sinistra” nei comportamenti disfunzionali. Patologia e sanità, il bene e il male, il bello e il  brutto, ecc. possono esserci in ogni luogo, in ogni posizione ideologica, in ogni credo, in ogni razza. Come da anni abbiamo suggerito in seno alla psicologia emotocognitiva, si rende necessaria una nuova visione sociale e politica che punti l’attenzione sul concetto ampio di “persona”. In questa vicenda, dall’omicidio efferato della giovane Pamela Mastropietro al raid di Luca Traini contro alcuni immigrati, possiamo così inquadrare alcuni personaggi: una giovane persona con problemi di tossicodipendenza, alcune persone che ruotano intorno al mondo dello spaccio, persone che hanno commesso un omicidio e una persona che obnubilata dal concetto di vendetta ha commesso un atto criminale come il tentativo di omicidio sparando su altre persone. Insomma sostituiamo il concetto di persona e tutto potrebbe apparire più chiaro!
Lo scenario fatto di persone appare così diverso rispetto allo scenario fatto di superflue definizioni, di stigmi cuciti ad hoc. In questo nuovo scenario, che poi è quello reale, non ci può essere odio razziale, non c’è antagonismo tra fascisti e antifascisti, non ci sarebbero manifestazioni faziose. Ci sarebbe anzi una maggiore unione tra chi denuncia il crimine ed è contro il crimine e chi invece ne fosse a favore. Appare palese che con tale piccola variazione la stragrande maggioranza delle persone sarebbe unita contro il crimine!!! Se la politica puntasse più l’attenzione sul concetto di persona probabilmente non ci sarebbe stato neanche un Luca Traini.
La nostra posizione sviluppata anche all’interno della teoria emotocognitiva apre un mondo di osservazioni completamente diverse, non alimenterebbe odio e anzi punterebbe l’attenzione sul cercare soluzioni e su una maggiore unità etica tra persone, alimentando i comportamenti funzionali rispetto a quelli disfunzionali.
Lo stesso vale per il discorso sulla psicopatologia. Oggi sui media si legge la frase “non chiamate Luca Traini pazzo” per indicare che la sua capacità di intendere e di volere deve essere considerata intatta ai fini del giudizio e quindi dell’eventuale attribuzione della pena da parte del magistrato. Anche in questo caso c’è un errore concettuale. Infatti i problemi di condotta sociale sono sempre legati a un disturbo o meglio, se non ci fosse un problema di comportamento di quel tipo non ci sarebbe neanche un disturbo. Di fatto lo stesso manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali avverte che le diagnosi non vanno utilizzate per questioni “giuridiche”. Infatti il disturbo mentale, che non è una malattia, c’è quando esiste una certa compromissione del funzionamento a livello personale, relazionale o sociale. Quindi in assenza di tale compromissione non ci troveremmo di fronte a un disturbo. Anche la vecchia impostazione della psicologia filosofica che tende a creare falsi legami causa-effetto tra eventi del passato e condotte nel presente è fuorviante. Che una persona abbia vissuto una sofferenza sociale in infanzia o adolescenza non giustifica azioni criminali nel presente, non ne attenua l’entità. Sarebbe facile per tutti rifugiarsi in simili associazioni che, peraltro, non trovano sostegno scientifico alcuno.
Troppo spesso le nostre false convinzioni sono talmente diffuse e radicate da compromettere il nostro giudizio critico e scientifico. La stessa scienza, in particolare quella accademica così esaltata oggi, ha in realtà commesso errori gravissimi e addiritttura generato problemi più gravi di quelli che cercava di risolvere. La maggior parte delle innovazioni teoriche non sono avvenute all’interno delle accademie anzi, è spesso l’accademia che va contro i liberi pensatori. Il determinismo ancora condiziona la nostra visione, i nostri comportamenti e purtroppo anche la maggior parte delle terapie in ambito psicologico. Il legame Causa Traumatica ed Effetto è assolutamente falso, anche se può apparire relativamente vero, e questa associazione crea enormi errori sia al livello del giudizio critico che a livello di eventuali cure.
L’azione criminale di Luca Traini nel raid personale di Macerata è comunque un atto antisociale, una violazione delle norme di un soggetto perfettamente in grado di intendere e di volere. Proprio in virtù anche di tale condotta voluta, si potrebbe pensare alla possibilità di attribuzione di una diagnosi di disturbo antisociale di personalità (più che di disturbo borderline di personalità come alcuni affermano) anche se è ovviamente non possibile azzardare diagnosi a distanza senza ulteriori dati. Qui siamo nel campo del “pensiero ad alta voce”! Quindi non ci troviamo di fronte a un pazzo, questo è chiaro, ma di fronte a una persona non malata che potrebbe essere diagnosticata a livello statistico come “antisociale”. I disturbi mentali non sono malattie, non sono responsabili delle azioni disfunzionali della persona, è invece vero il contrario. Non è la diagnosi a giustificare l’azione, ma è l’azione a giustificare la diagnosi! (Baranello, 2005).
E’ la persona che sceglie le proprie azioni e tali azioni possono rappresentare un disturbo. Ad esempio un attacco di panico è un disturbo mentale, l’insonnia è un disturbo mentale, la sindrome disforica premestruale è un disturbo mentale. Le persone affette da disturbi mentali non sono dei malati, sia ben chiaro una volta per tutte!
Saranno quasi 20 anni che la SRM Psicologia e il sottoscritto hanno suggerito, attraverso articoli e lettere aperte, di cambiare la definizione di “disturbo mentale” in “disturbi dell’organizzazione psicofisiologica”. Il concetto di “disturbo mentale” risente di pregiudizi che sono molto lontani dalla loro reale comprensione. La maggior parte dei disturbi mentali, non dovuti a condizioni mediche generali, sono infatti risolvibili e in tempi davvero molto brevi utilizzando nuove ottiche e nuove procedure. La malattia mentale in quanto tale non esiste. Qualora la stessa manifestazione fosse dovuta a malattia, non sarebbe mentale la malattia ma soltanto la manifestazione! Questi cambiamenti di ottica proposti da quasi venti anni dalla psicologia emotocognitiva garantirebbero una  variazione anche nell’educazione primaria. Educare a tali nuove teorie significherebbe iniziare a creare la basi per un nuovo modo di organizzarsi, prevenendo molte forme di disagio psicologico e debellando molti disturbi mentali su larga scala. Invece ancora oggi continuiamo ad applicare concetti che altro non stanno facendo altro che aumentare il disagio psicologico e psico-sociale, ed è sotto gli occhi di tutti. Il problema delle tossicodipendente nonostante migliaia di programmi di prevenzione adottando vecchie teorie è in costante aumento e si abbassa anche l’età di accesso alla droga. Gli atti criminali non diminuiscono realmente, cambiano e aumentano gli atti impulsivi. Le diagnosi di disturbo mentale sono sempre più frequenti e troppo spesso sulle cronache appaiono casi di omicidi, femminicidi, violenze e abusi da parte di persone in “cura” psichiatrica o in psicoterapia. Questo dato potrebbe in realtà dimostrare il fallimento di queste vecchie cure ancora basate sulla somministrazione di psicofarmaci e sulla vecchia psicoterapia. Grazie ai dati delle nostre ricerche-intervento, ai risultati ottenuti nel campo della remissione sintomatologica, possiamo affermare che oggi esistono già nuovi strumenti conoscitivi che andrebbero conosciuti su larga scala e applicati. Mentre troppo volte la solita accademia e soliti piccoli gruppi di potere preferiscono non aggiornarsi e continuare a utilizzare e soprattutto a finanziare le solite vecchie teorie! Secondo noi Educare è molto meglio che Curare! L’educazione basata su nuove teorie potrebbe risolvere e prevenire molti problemi che oggi ancora dominano le cronache italiane e internazionali.
Luca Traini quindi non è un pazzo, di questo siamo certi, almeno non lo è secondo l’ottica popolare. Potrebbe evidenziarsi un disturbo di personalità antisociale che comunque non comprometterebbe la sua capacità di intendere e di volere. Luca Traini è figlio di una disfunzionale educazione sociale, è figlio del pensiero dicotomico che impera nel nostro quotidiano. Questo non giustifica le sue azioni e non influenza la sua capacità di intendere e di volere. Semplicemente la sua “morale” è legata a un proprio pensiero che trova purtroppo ancora aderenti. Luca Traini non è solo e non è il solo ed ha agito in modo palesemente consapevole. Ricordiamo che se fossimo di fronte a un disturbo antisociale, gradualmente, assisteremmo a un tentativo di giustificazione o addirittura a una simulazione di sensi di colpa!

a cura di Marco Baranello
psicologo, educatore

Progetto d’Informazione
“Psicologia: Una Risorsa per la Salute”

www.risorssasalute.it

Come Citare Questo Riferimento Bibliografico

Baranello, M. (2018)
Il caso del raid di Macerata. Questione psico-sociale e di definizioni.
SRM Psicologia Rivista – Psyreview, Roma 14 febbraio 2018

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