servizi integrati di comunicazione arte scienza società cultura salute
Archivio

Coronavirus e consegne a Domicilio. Paura del contagio da coronavirus ordina cibo a domicilio… oppure no?

Corona Virus consegne a domicilioMilano. La regione Lombardia oltre ad essere attualmente la più colpita dal coronavirus in Italia è anche la “capitale” italiana delle consegne a Domicilio. In particolare Milano conta il più alto numero di richieste in Italia per le consegne di cibo e di altri prodotti direttamente a casa. Le società che si occupano di delivery sono molte, tra le più note anche per la diffusione pubblicitaria televisiva ci sono Glovo, Just Eat, Deliveroo,Uber Eats per non parlare del grande distributore internazionale come Amazon. Ovviamente soltanto per citare i più noti.
A questo punto ci dovremmo chiedere quanto le persone che consegnano a domicilio possano essere mezzi di trasmissione del contagio da coronavirus.
Per le consegne di cibo ad esempio, si può entrare in contatto con tutte le etnie. Ristoranti italiani, cinesi, giapponesi, africani, turchi, indiani e chi più ne ha… Ovviamente si entra in contatto con qualsiasi persona, senza sapere chi si abbia di fronte, senza sapere se, quella persona, possa essere positiva al coronavirus, ma anche ad altre patologie.
I delivery consegnano anche in alberghi, ostelli, ospedali. Non c’è distinzione. Si può ordinare da qualsiasi posto e consegnare in qualsiasi posto.
Consegnando direttamente a casa e, come detto, anche in ospedali, hotel, ecc., cibo e prodotti tra i più svariati come sigarette, prodotti farmaceutici, oggetti tra privati, abbigliamento e via dicendo, si entra direttamente in contatto con persone nella propria abitazione, passando, ad esempio, da un ristorante a una casa privata e da casa in casa in ogni ora del giorno. Uno scambio costante che prevede, per alcuni delivery, anche il pagamento in contanti, quindi un contatto diretto con i soldi.
Da un punto di vista di profilassi, qualora la diffusione del coronavirus e, soprattutto, le possibili conseguenze come la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome) ovvero Grave Sindrome Respiratoria Acuta, sarebbe forse opportuno bloccare almeno il pagamento in contanti oppure obbligare il personale addetto alle consegne a domicilio all’uso di mascherine e prodotti di disinfezione e, magari, impedire di consegnare in ospedali dove il rischio di contagio potrebbe essere ancora più alto.
Lo stato potrebbe addirittura bloccare le consegne a domicilio, ad esempio. Va visto quanto sia realmente grave la diffusione del virus e quanto sia possibile realmente una profilassi su larga scala.
L’economia ne risentirà drasticamente, questo è ovvio!
Entra in gioco in questo caso, quindi, anche il fattore costi. Quello che consigliamo alle aziende di delivery è offrire gratuitamente  mascherine e disinfettante per le mani al personale addetto alle consegne e impedire, almeno transitoriamente, il pagamento in contanti.
Chi sta a casa ad esempio affetto da una qualsiasi sindrome influenzale, potrebbe, più di altri, richiedere prodotti a domicilio come ad esempio cibo da un ristorante. La conseguenza è che il personale addetto alle consegne possa entrare in contatto diretto con chi ha contratto il coronavirus, forse senza saperlo visto che nella maggioranza assoluta dei casi il virus non produce sintomi gravi ma sintomatologia lieve e transitoria.
Attualmente l’allarme sociale relativo al coronavirus sembra molto alto. La speranza è che si possa trattare più di un “panico” collettivo che di altro. Gli Stati ovviamente devono rispettare delle direttive internazionali e, i soliti complottisti, oggi si stanno chiedendo se, dopo la crisi delle vaccinazioni nel mondo, questo non sia un altro caso di “terrorismo sociale” per poter gestire l’economia mondiale, orientare le scelte, e così via.In questo articolo non stiamo parlando dei complotti internazionali contro il mercato cinese oppure delle grandi case farmaceutiche che presto metteranno in circolazione un vaccino che possa impedire la pandemia e salvare le vite di persone a rischio, con ovviamente un elevato introito dal punto di vista economico. Neanche abbiamo parlato di come si trasmette il coronavirus e di quali siano i metodi di prevenzione. Questo breve articolo vuole soltanto puntare l’attenzione su un fattore di rischio di diffusione al quale forse non tutti hanno pensato, quello delle consegne a domicilio soprattutto in una grande città come Milano dove il fatturato del delivery è il più alto in Italia. Le possibilità di diffusione, qualora ci fosse davvero questo super-allarme da contagio, vanno considerate tutte, ma proprio tutte, senza esclusione.

REDAZIONE
SRM PSICOLOGIA

come citare questa fonte
SRM Psicologia (2020). Coronavirus e consegne a domicilio.
SRM Psicologia, Milano 23.02.2020.

Contatore siti