Diagnosi e
Comprensione delle Personalità Borderline |
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Comprensione funzionale del disturbo da tic e
sindrome di Tourette |
teoria emotocognitiva: spiegazioni circa l'esordio,
la patogenesi e il mantenimento del disturbo da tic |
I disturbi da Tic sono
caratterizzati dalla presenza di tic
motori e/o vocali di diversa durata:
possono manifestarsi per meno di 12
mesi oppure perdurare per più di un
anno, così come descritto nella
sezione dedicata ai sintomi.
Essendo il tic uno spasmo muscolare
è, per sua natura, improvviso,
involontario e, diversamente dalle
compulsioni, è meno complesso e non
è volto a neutralizzare l’ansia che
deriva da un’ossessione. Ciò vuol
dire che la manifestazione del tic
non è anticipata da un pensiero o
dalla consapevolezza che sta per
verificarsi ed è accompagnata da una
sensazione di impotenza.
Infatti, sebbene i tic possano
essere temporaneamente bloccati con
uno sforzo di volontà, ovvero agendo
sul controllo volontario, la persona
percepisce un aumento di tensione
dell'organismo che sembrerebbe
attenuarsi esclusivamente dopo la
manifestazione de TIC.
Di fatto il tentativo di bloccare lo
spasmo da parte del soggetto
fallisce in quanto la sofferenza
causata dall'incremento di tensione
non riesce ad essere gestita dal
controllo volontario. Il tic,
infatti, è una reazione spontanea ed
involontaria dell’organismo che ha
la funzione di risolvere un
incremento di tensione
psicofisiologica.
Nel tentativo di risolvere il TIC
volontariamente l'organismo si
troverà presto in un circolo vizioso
senza uscita creando quello che in
psicologia emotocognitiva è definito
"loop disfunzionale", ovvero un
processo circolare e ridondante che
anziché risolvere il problema, lo
mantiene e tenderebbe a
cronicizzarlo.
Il disturbo può causare nella
persona notevole disagio a livello
personale e/o interpersonale. Il
sintomo è spiacevole e molte volte
imbarazzante e può interferire con
le attività quotidiane
condizionandone il normale
svolgimento (ad es. leggere o
scrivere) o può rendere la persona
oggetto di scherno.
Non di rado il tic diventa motivo di
vergogna o un vero e proprio
impedimento, che porta la persona a
ridurre drasticamente i suoi campi
di azione ed ad avere difficoltà in
campo sociale e/o relazionale.
L’intera vita della persona si
organizza intorno al sintomo, magari
iniziando ad evitare situazioni e/o
persone o per l’imbarazzo o a causa
dell’effettiva impossibilità di
svolgere un’azione richiesta da un
particolare contesto (ad es. non si
svolge alcuna attività sportiva.).
L’evitamento, come del resto le
tecniche di rilassamento e l’uso di
farmaci, sono tutti tentativi di
risolvere il problema o lo stato
d’ansia associato al disturbo, che,
dalla nostra casistica clinica, non
risolvono il problema. Solo in
alcuni casi sembrerebbero alleviare
momentaneamente il sintomo ma di
fatto non lo annullano e la persona
si trova spesso costretta a
continuare nell'uso di farmaci od
altre strategie palliative di
soluzione transitoria della
manifestazione.
Sempre più spesso, infatti, la
persona ricorre all’uso di farmaci e
non è raro che tali farmaci vengano
prescritti anche a bambini con
disturbo da tic, in particolare nei
casi in cui questo disturbo si
presenta associato al disturbo
ossessivo-compulsivo, disturbo di
iperattività e deficit
dell’attenzione e/o turbe del
linguaggio (balbuzie) e del sonno.
Il farmaco, secondo quanto
teorizzato dalla psicologia
emotocognitiva, il modello fondato
dal Dott. Marco Baranello,
sembrerebbe in realtà un antagonista
della soluzione del problema.
Nel caso in cui sia un bambino a
presentare il disturbo,
inevitabilmente il disagio e i
conseguenti tentativi di
risoluzione, coinvolgono anche i
genitori. Essi tenteranno ogni tipo
di soluzione per risolvere la
sofferenza del figlio e la loro,
strettamente legata a quella del
figlio, ma anche in questo caso il
fatto di non riuscire a trovare una
soluzione definitiva incrementerà il
disagio minando il benessere
familiare.
In psicologia emotocognitiva
l'obiettivo del trattamento è
scardinare il "loop disfunzionale"
per ripristinare nell'organismo un
normale processo di funzionamento.
Quanto si tratta di adulti in genere
si preferisce l'intervento diretto,
ovvero si agisce direttamente sulla
persona che soffre di tic al fine di
ridurre o annullare le
manifestazioni agendo sui processi
psicofisiologici che sostengono la
sintomatologia.
Quando si tratta di bambini è
soprattutto consigliato l'intervento
indiretto, ovvero rivolto
esclusivamente ai genitori (almeno
un genitore) evitando così al
bambino di essere inserito in un
contesto di cura. L'intervento
indiretto mira a fornire specifiche
strategie di comportamento e
comunicazione al genitore al fine di
ridurre la manifestazione
sintomatologica del TIC nel bambino
che oggi, grazie alle innovazioni
prodotte dalla psicologia
emotocognitiva, è un disturbo, nella
maggior parte dei casi trattati,
risolvibile in tempi piuttosto
brevi. |
a cura di
Dott.ssa Carlotta Quagliarini
revisione del testo a cura del Dott.
Marco Baranello
ultimo aggiornamento, 4 settembre 2016
come citare
questa fonte
Quagliarini, C., Baranello, M. (2016)
Comprensione in psicologia
emotocognitiva dei disturbi da tic
in Quagliarini, C., Baranello, M.
(2016)
Disturbi da tic motori, vocali e
disturbo di Tourette.
Diagnosi con
il DSM-5, comprensione e
trattamento.
SRM Psicologia, Progetto PRS, settembre 2016
Riferimenti
Bibliografici
- APA (2013) Manuale
diagnostico e statistico dei
disturbi mentali, quinta
edizione (DSM-5), Raffaello
Cortina Editore, Milano 2014.
- Baranello, M. (2006)
psicologia emotocognitiva: il
loop disfunzionale. Psyreview.org, Roma 10 marzo
2006.
Versioni Precedenti
-
Quagliarini (2007) Disturbo da
tic. Diagnosi con il DSM-IV-TR,
comprensione e trattamento
psicologico. SRM Psicologia,
Progetto PRS, ottobre 2007.
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